23 Settembre anno 3001, inizia il viaggio più importante della storia.
Quello di una coppia di Hobbit dalla contea fino alla bocca della forgia della malvagità: il Monte Fato.

Verso il vulcano

Chiunque sia nato da queste parti non può farne a meno: affacciarsi e trovarsi di fronte (o alle spalle) quel titano di roccia rossa scura è una legge quotidiana, una visione incredibile e familiare allo stesso tempo.

Girarci attorno è una necessità per milioni di persone, scavalcarlo una sfida per centinaia di coraggiosi e fotografarlo è… una delle cose più naturali da tramandare.

Non si contano le volte che ci sono salito sopra, le volte che ho guardato nel cratere, le volte che ci ho dormito, in cui ci ho mangiato, fatto l’amore… Eppure, nonostante tutto, ogni volta che ci ho portato anche la macchina fotografica sono tornato con un ricordo da tramandare in più.

Prima della Pioggia, Quota 500

Come nella contea

“Se faccio ancora un passo, non sarò mai stato così lontano da casa mia.”

Samvise Gamgee

Nostalgia a parte, mi ha sempre intrigato la somiglianza del luogo dove sono nato con le scenografie Tolkieniane e non nascondo che abbiano influenzato sia il mio carattere che il mio lavoro, anzi se continuo a trovare piacere in questi scenari, lo devo proprio alla sua letteratura, alle lunghe ed accurate descrizioni che tanto sono invise ai lettori moderni che cercano la velocità, il taglio, la rapidità, la fretta…

Io ho sempre rifuggito tutto questo, ho sempre cercato di mettere un piede davanti all’altro, con calma, sedermi quando potevo e quando c’era qualcosa di bello, semplicemente, aspettare.

Così ho potuto vedere crescere i licheni sulle rocce vulcaniche, le ginestre fiorire a giugno, la neve cadere in inverno inoltrato e di nuovo vedere ricrescere tutto anche dopo un incendio devastante.

Non tutti coloro che vagano, sono perduti

“Le radici profonde non gelano
dalle ceneri rinascerà un fuoco.”

Aragorn

Mi è sembrato il minimo iniziare ufficialmente questo nuovo viaggio in questo preciso giorno e con queste parole di elogio alla lentezza, alla più grande opera letteraria di tutti i tempi e a tutti i viaggi che intraprendiamo giorno per giorno, poichè senza di essi non avremmo più motivo di fotografare le nostre contee e quando saranno cambiate non ne avremmo ne’ più memoria, ne’ più radici.