Non sono mai stato un grande fan di Halloween (non per integralismo tradizionale o religioso), anzi da che ho memoria non credo di aver mai partecipato a nessuna festa/ballo/mascherata per la festa di Ognissanti (che ho sempre trovato cringe).

Però da 11 anni a questa parte ho costruito una tradizione diversa e tutta “nuova“, una di quelle ricorrenze immancabili in cui basta anche solo un messaggio con scritto “arriva la nostra festa” e già sento l’odore di braciere e legna.

Sto parlando della Sagra della Castagna di San Cipriano Picentino che da mezzo secolo si svolge ai piedi del Monte Monna nell’alta provincia di Salerno

Certo non sarà blasonata come le cugine irpine a Montella e Summonte o quella casertana di Roccamonfina, ma resta uno di quegli eventi distante dall’overtourism delle sagre (ovviamente dobbiamo accollarci anche quello, non bastava quello delle grandi città) in modo da conservare uno spirito genuino e vivibile.

L’inverno un tempo

Riguardando le foto che ho raccolto (dal 2016 al 2024) durante la sagra, ho potuto scorrere un album di ricordi non indifferente, ricordi che portavano tutti a quella illusione di inverno in pieno autunno.

Saranno state le castagne a cuocere nei giganteschi bracieri nella piazza grande dei castagnari o il vento freddo dalla strada che porta al municipio o il fagotto di dolci alla castagna che ogni volta portavo a casa ritornando.

Questi due ultimi anni, invece (sembra anche scontato dirlo) sembrava una scampagnata pasquale, una pasquetta a base di zucca con il sole anzichè i cataclismi tipici del lunedì in Albis.

Di sicuro fa riflettere, considerato anche quello che sta succedendo ad appena 1000km da noi, ma non voglio rischiare di scrivere un articolo di Climate Awareness. Quello che ci sta accadendo attorno è oggettivo e per quanto sia bello e pittoresco andare al mare fino a metà novembre, l’ambiente sta mutando (in peggio) e chiunque lo neghi ha sempre mangiato i melograni a settembre.

Blizzard vincente e Peppino piazzato

Quello che per fortuna non è mai cambiato, invece è il clima incredibilmente felice e trepidante della festa, che oltre a vibrare attraverso il cibo a base di castagne e prodotti locali, risuona per il borgo attraverso parate, sfilate, giocolieri, trattori e asini.

Ma andiamo per ordine:

Se la castagna è la regina della festa, ad annunciarla ci sono le contrade che parteciperanno e gareggeranno al singolare “Palio del Ciuccio” che come il nome suggerisce è letteralmente una corsa di fantini a dorso d’asino (ma ne parleremo tra poco).

Mano mano che la parata prende vita, si anima con la musica e le percussioni incalzanti e della Banda de Tupperetunne in processione per le vie principali con ogni sorta di strumenti musicali:

sax, trombe, tube, putipù, caccavelle, lavabi e caffettiere fanno da apripista a un’altra delle grandi esibizioni della festa che da quest’anno si è arricchita di giocolieri e saltimbanchi di lunga tradizione circense.

A prendere la scena (dopo la rievocazione storica che ripercorre la storia del paese dalle minoranze picene preromane fino a Benedetto Croce, passando per Jacopo Sannazaro) sono gli sbandieratori e i trombonieri di Sant’anna all’Oliveto di Cava de’ Tirreni con le loro cadenze militari e le bordate a salve che rimbombano per tutto il paese

Come vi accennavo, il gran finale spetta all’attesissimo sopracitato palio del Ciuccio, dove le varie contrade del paese con tanto di vessilli e livrea si sfidano in 3 turni cavalcando a pelo asini ed asine in una gara di velocità.

Purtroppo per la mia prediletta, Blizzard, arrivata seconda non c’è stata abbastanza gloria e Bubinovic ha sollevato il trofeo per il 2024!

che bello il mio tempo che bella compagnia

sono giorni di finestre adornate
canti di stagione

Sono passati 10 anni eppure dopo tutto questo tempo, questa sagra ancora ci riserva sorprese e scorci incredibili; siamo stati anime salve in pellegrinaggio fino ai piedi del santuario di Santi Eustachio e Cipriano, salendo verso il pendio montuoso che ci ha regalato prima questa vista

e poi, ovviamente, ci ha rivelato la bellissima chiesa tardo medioevale (che, guardacaso, era chiusa).

Una volta ristorati dalla scalata, tornare a gustare le ultime castagne ha avuto un sapore ancora più dolce e prima dell’arrivederci all’anno successivo, ho avuto l’ultima incredibile rivelazione. Forse la più incredibile ed inaspettata.

Le oche saltano!

Ebbene sì, ripercorrendo il dolce declivio verso la città, ci siamo imbattuti in alcune tenute barocche e rurali in cui, come in un idillio impressionista, pascolavano gli animali più vari e tra questi spiccava per protervia e arroganza: L’ Oca!

La quale, non paga del becchime comune, desiderava interi mandarini appendendosi alle fronde per farli cadere.

Se avete mai visto un’oca comportarsi così, fatemelo sapere ovviamente.

Ma prima godetevi questa ultima galleria di scatti per ingannare questi 350 giorni che ci separano dalla prossima!